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Sebastian Matta (Santiago del Cile, 1911 - Civitavecchia, 2002)
Foreum, su il sole
pastello su carta
h cm 71X53 in cornice h cm 92X113
Rarissima opera con al retro testo descrittivo autografo del pittore sulla rappresentazione presente al fronte. Titolato in basso a destra. Parere informale positivo degli Archivi Matta.
Per gentile concessione degli archivi Matta
Il disegno “Foreum, su il sole” raffigura una costruzione di elementi architettonici, pannelli e piccole antenne in cui forme geometriche gialle, in corrispondenza dei pannelli solari, rafforzano il richiamo alla conversione di luce in energia. I segni verdi suggeriscono un riferimento a piante e a vegetazione perché l’energia solare è intesa come risorsa ecologica e rigenerativa. Lo spazio è aperto e di discussione, un luogo in cui la forma e la funzione dell’energia diventano occasione di incontro, pensiero e azione, connettendo spazi fisici, tecnologie e immaginario politico. Il disegno invita a pensare alla transizione energetica non solo come a una questione tecnica, ma anche come a una forma d’arte civica, di co-creazione, in cui il “forum” è sede della trasformazione culturale.
Per gentile concessione degli archivi Matta
Il disegno “Foreum, su il sole” raffigura una costruzione di elementi architettonici, pannelli e piccole antenne in cui forme geometriche gialle, in corrispondenza dei pannelli solari, rafforzano il richiamo alla conversione di luce in energia. I segni verdi suggeriscono un riferimento a piante e a vegetazione perché l’energia solare è intesa come risorsa ecologica e rigenerativa. Lo spazio è aperto e di discussione, un luogo in cui la forma e la funzione dell’energia diventano occasione di incontro, pensiero e azione, connettendo spazi fisici, tecnologie e immaginario politico. Il disegno invita a pensare alla transizione energetica non solo come a una questione tecnica, ma anche come a una forma d’arte civica, di co-creazione, in cui il “forum” è sede della trasformazione culturale.
Il testo che Matta scrive sul retro del disegno si presenta come un documento fortemente anticipatore e visionario: un vero e proprio manifesto poetico-politico sull’energia solare e una riflessione lucida e appassionata sulla necessità di abbandonare le fonti energetiche distruttive per un futuro etico, sostenibile e collettivo, fondato sull’impiego della luce solare. L’approccio è quello di un pensiero ecologico integrato, dove tecnologia, natura, cultura e politica devono convergere.
Lo scritto riflette in modo lucido e visionario il contesto storico e culturale degli anni ’70, in piena crisi energetica e disillusione post-industriale.
I riferimenti sono alla crisi del petrolio (1973-1979) con l’OPEC che riduce la produzione provocando un aumento vertiginoso dei prezzi con conseguente inflazione e stagnazione economica nei Paesi occidentali. Il testo menziona “barile di petrolio”, "U.S.A.”, “prezzo dell’energia”, “panico agli investimenti”, evidenziando il legame tra petrolio e instabilità economica.
Matta fa anche riferimento a Three Mile Island, incidente che è avvenuto nel 1979 in una centrale nucleare in Pennsylvania e ha generato una profonda ansia globale sulla sicurezza nucleare (“Quando più d’un metro d’acqua radioattiva crea una piscina mortale a 3miles-island…”)
L'energia nucleare è descritta come una forza cannibalica, pericolosa, complicata, a differenza del sole, gratuito e universale che “deve rimanere proprietà di tutti…” Matta propone il sole come: fonte di energia libera, inestinguibile, equa, simbolo di una rottura con la logica industriale e capitalista (“Il capitale ha paura di investire in energia (!?) poco… grave crisis”). L’energia solare è vista come arte politica: non solo una tecnologia, ma una trasformazione dell’immaginario e dell’intelligenza umana (“Per aggiungere realtà a un quadro astratto dell’energia solare… serve una trasformazione dell’immagine e della intelligenza umana del futuro”). Matta individua nel controllo centralizzato dell’energia (carbone, gas, petrolio, nucleare) una causa di sfruttamento, guerra, e crisi. L’energia diventa merce, potere e instabilità sociale (“Il prezzo dell’energia scombina la forma vita”). La soluzione non è solo tecnologica, ma culturale e sociale: “Riconvertire un concetto di produzione in un altro – questo è intimidante e scoraggiante, ma si deve incominciare dove si può nel presente”).
Matta non si limita a una denuncia. Inserisce accenni a soluzioni già esistenti come un accenno al fotovoltaico (“Descubrir la cellula photoeléctrica…”), all’agricoltura energetica (“Zona produttrice di alcohol convertibile in energia”), al recupero di calore urbano (“Il calore che si perde… già qua e là si recupera”) e all’uso locale dell’energia (“L’invenzione va trovata localmente”).
Il testo è una poesia tecnica, un collage visionario tra scienza, ecologia e filosofia, nel solco della controcultura degli anni ’70 e vi si legge la vicinanza di Matta a pensatori come Buckminster Fuller che interpretava l’uso dell’energia solare come rivoluzione planetaria, credendo che la società umana si sarebbe presto approvvigionata di energia principalmente da fonti rinnovabili.
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